Ultimo aggiornamento il 3 Gennaio 2020 by Giulio Bigliardi
Le difficoltà principali nel rilievo 3D dell’oggetto erano due:
- la presenza di alcuni piccoli particolari di dimensione inferiore al millimetro: le pareti divisore interne del contenitore arrivano fino a 0,6 mm di larghezza;
- il colore molto scuro dell’oggetto.
Per poter acquisire anche particolari così piccoli ho impostato un’area di lavoro di 150 mm (volendo avrei anche potuto scendere a 100 mm); infatti, minore è l’area di lavoro dello scanner, maggiore è la risoluzione della scansione. Impostando tale area di lavoro sono quindi riuscito ad acquisire correttamente anche le pareti interne.
Per quanto riguarda il colore dell’oggetto, Scan in a Box permette di operare su due parametri per poter acquisire anche oggetti molto scuri (o addirittura neri): innanzitutto, si può aumentare l’esposizione delle due fotocamere in modo da avere una visione più chiara dell’oggetto; in secondo luogo si può modificare un settaggio relativo al colore della superficie dell’oggetto che si sta rilevando, tale settaggio va da “Very light” (per oggetti bianchi) a “Very dark” (per ogetti neri), con quattro tonalità di grigio intermedie.
Aumentando l’esposizione quasi al massimo e impostando il colore della superficie in “Very dark” sono riuscito a rilevare senza grossi problemi l’oggetto. Unico inconveniente quando si lavora su questi parametri è che, più si alza l’esposizione e più si scende verso “Very dark“, più aumenta il “rumore” della nuvola di punti. Gli strumenti di mesh processing e mesh editing permettono comunque di ovviare a ciò in fase di post-processing.
Il risultato è stato anche questa volta ottimo; ecco i modelli del contenitore e del coperchio.
PS: Un aneddoto divertente: i custodi e restauratori del Museo continuavano a chiamare l’oggetto “ochetta” e non capivo a cosa si riferivano, anche perché considerate che all’interno del Museo l’oggetto è esposto come nella prima immagine di questo articolo. Quando ho iniziato a rilevare la base ho notato la forma effettivamente allungata, vagamente ” a pera” o, appunto, “a oca”, ma è stato quando ho capovolto il contenitore che ho capito… provate a capovolgere il modello del contenitore e avrete la mia stessa sorpresa!