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Il progetto
Come facciamo a rendere fruibile un dipinto a persone cieche o ipovedenti?
Grazie alle tecnologie di scansione 3D e di stampa 3D, riprodurre un’opera d’arte a tutto tondo, come una statua o un reperto archeologico, è ormai un processo consolidato e relativamente semplice; il lavoro si complica quando l’opera di partenza non è un oggetto tri-dimensionale, ma un’immagine bi-dimensionale.
La difficoltà consiste nel tradurre un’immagine piatta in un oggetto dotato di volume e spessori. Come fare?
Non esiste – per ora – un software in grado di compiere in modo automatico questa elaborazione. Si tratta di un lavoro di vero e proprio artigianato digitale, in cui le tecnologie digitali legate al mondo del 3D e della prototipazione rapida vanno a braccetto con il lavoro manuale degli artigiani digitali.
Il lavoro consiste, in sintesi, nel creare un modello 3D digitale del dipinto in forma di altorilievo, per poi riprodurlo con una stampante 3D.
La modellazione 3D
Il primo passo è stato creare il modello 3D digitale del dipinto dando spessore e volume a tutti gli elementi raffigurati. Questa operazione è stata realizzata dall’artista digitale Simone Rasetti, che, attraverso tecniche di scultura digitale, ha trasformato il dipinto in un altorilievo.
Si tratta di una operazione che, seppur avviene tramite software, è sostanzialmente manuale. La trasposizione in altorilievo non è un processo automatico, ma è un vero e proprio processo di scultura: mentre l’artista tradizionale dà forma alla materia con strumenti da intaglio, come subbia o scalpello, l’artista digitale usa software specifici e strumenti hardware come pennino e tavoletta grafica.
In questa fase le difficoltà principali consistono nel riuscire a mantenere correttamente le proporzioni, nel rispettare i piani prospettici, per cui ciò che è in primo piano dovrà sporgere di più, e nel modellare gli elementi e i particolari più piccoli; ma qui interviene la capacità e l’esperienza dell’artista digitale.
La stampa 3D
Abbiamo riprodotto il modello 3D in scala 1:1 (77 x 53 cm) con una stampante 3D a filamento (FFF – Fused Filament Fabrication). Abbiamo scelto questa soluzione perché, rispetto ad altre tecnologie di prototipazione, come ad esempio la fresatura, la stampa 3D a filamento permette di creare oggetti di grandi dimensioni in tempi brevi, con un buon dettaglio e ad un costo contenuto.
Il modello 3D è stato suddiviso in parti per ottimizzare il processo di stampa. La suddivisione, infatti, non è legata solamente all’area di stampa della macchina a disposizione, ma serve anche per migliorare la qualità della stampa, ottimizzando la gestione dei supporti e l’orientamento dei singoli pezzi sul piatto della stampante.
Le parti sono state successivamente assemblate tra loro e le giunture tra una parte e l’altra sono state stuccate, in modo da renderle invisibili alla vista e non percepibili al tatto.
Finitura superficiale
La finitura della superficie è una delle fasi più importanti di tutto il lavoro. Trattandosi di un opera che deve essere esplorata con il tatto, è fondamentale togliere tutti i difetti propri della stampa 3D per agevolare la lettura tattile dell’opera.
Una volta terminato l’assemblaggio, la superficie è stata rifinita interamente a mano, attraverso numerose fasi di levigatura manuale. Il problema principale di un oggetto stampato in 3D è l’effetto layers: poiché la stampante 3D crea l’oggetto attraverso la deposizione di strati di materiale, questi strati sono visibili e, quel che è peggio, si sentono al tatto quando si tocca la superficie, creando una fastidiosa ruvidità.
Per questo è necessario un’opera di levigatura molto attenta e accurata, in modo tale da ottenere una superficie molto liscia e regolare al tatto.
Al termine della fase di levigatura, abbiamo verniciato al riproduzione di colore bianco uniforme e l’abbiamo rivestita con una vernice protettiva trasparente, in grado di proteggerla dai graffi, dai raggi UV e dall’umidità.
Rassegna stampa
- Due mesi di ‘Leonardo’s Way’ – QuiNewsValdera.it, 28 febbraio 2019
- L’Uomo Vitruviano e la Gioconda da toccare – IlTirreno.it, 2 marzo 2019
- Museo Glauco Lombardi, quella mostra da toccare – GazzettaDiParma.it, 15 settembre 2018